I cartoni, di notevoli dimensioni, sono stati preparati per realizzare l’affresco denominato La potenza dell’Italia, originariamente situato nella sala delle Adunanze – attuale sala mensa della Questura – dove ora è di nuovo evocato su una carta da parati. Quest’opera canta l’elogio della giovinezza militante nei ranghi. Esso si svolge longitudinalmente su due zone, una sovrastante l’altra, che si completano a vicenda, scrive nel 1937 Mario Manuli, il giornalista e critico culturale, che per primo sulle pagine
della «Cronaca Prealpina» descrive gli affreschi della Casa Littoria.
Al centro, in una nicchia, come fosse una statua, è rappresentata l’Italia che si sostiene al fascio littorio, con una corona sul capo e il braccio destro sollevato nell’atto di fare il saluto romano. Ai suoi piedi un giovane fascista vigila attento, personificando il motto Libro e moschetto, fascista perfetto.
Nella parte inferiore destra si declina il tema dell’educazione di un giovane sottolineando i passaggi che deve compiere prima di entrare nel Partito Nazionale Fascista. Un sorridente Figlio della Lupa è con la madre sulla soglia di casa pronto per avviarsi a partecipare alle attività sportive e d’indottrinamento. Accanto l’abbraccio fraterno tra il Balilla e l’Avanguardista segna un’ulteriore tappa di questo cammino.
Nel lato sinistro il tema continua con una serie di immagini che vogliono essere un modello di vita: uno studente sui libri e un giovane fascista con le insegne si preparano affinché abbiano i meriti e le qualità per assumere un giorno posti di comando, rinvigoriti dal sapere e dai giochi ginnici, secondo la massima di Giovenale Mens sana in corpore sano. Un legionario, munito di moschetto e di vanga, ricorda la conquista dell’Impero: è all’ombra
di una vecchia quercia, nelle cui fibre la linfa è risalita per ridonare la gioia verde delle foglie alla tristezza dei rami, e accoglie l’alloro e la rosa che una Giovane fascista gli offre in segno d’orgoglio e di premio, di riconoscenza e di esultanza. Tutte le figure che si susseguono rappresentano tappe imprescindibili della vita di un giovane e rispecchiano perfettamente i dettami dell’art. 14 dello Statuto del Partito Nazionale Fascista: La Leva Fascista consiste nel passaggio dei Balilla nelle file degli Avanguardisti e degli Avanguardisti nelle file dei Giovani Fascisti, nonché nel passaggio
di questi ultimi nel Partito Nazionale Fascista e nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale.
La retorica del Regime fa propri i simboli e le ricorrenze dell’impero romano, facendo coincidere i natali di Roma con la festa del lavoro e con la giornata della Leva Fascista in cui si pronuncia il solenne giuramento: Nel nome di Dio e dell‘Italia, giuro di eseguire gli ordini del Duce e di servire con tutte le mie forze e, se è necessario, col mio sangue, la Causa della Rivoluzione Fascista. La sferzante propaganda si riappropria delle vestigia monumentali: nella fascia superiore de La potenza dell’Italia sono ben riconoscibili l’Anfiteatro Flavio, l’Acquedotto Claudio e l’Arco di Costantino. Le antichità dialogano con i gruppi degli atleti, rappresentati nella loro nudità eroica. Sulla destra vi sono lanciatori del giavellotto e
della palla di ferro, considerate le armi della difesa e dell’offesa, mentre sulla sinistra, in perfetta simbiosi, sono raffigurati un legionario romano e un corridore, nuovi modelli ed emblemi di virilità e possanza.
Completa l’affresco l’immagine di un cavallo scalpitante che un’erculea figura fatica a tenere a freno, richiamo al carattere impetuoso ed esuberante dei giovani. Sullo sfondo la lunga linea dell’orizzonte allude all’infinito Mare Mediterraneo, calmo, vasto e sereno.